“Il governo non è un bancomat”, questa è stata la risposta paradossale che i sindaci romagnoli si sono sentiti dare dall’esecutivo, per bocca del ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, alle puntuali e legittime richieste giunte dai territori colpiti dall’alluvione.
È passato un mese da quel tragico 16 maggio e noi continuiamo ad avanzare, con serietà e senso di responsabilità, tre richieste molto precise: risorse immediate per famiglie e imprese; risorse immediate per il ripristino della viabilità nelle zone collinari e montane colpite da frane; la nomina di un Commissario per l’emergenza in modo da iniziare da subito la ricostruzione. Noi romagnoli non siamo dei pataca, chiediamo risorse e siamo pronti, come già dimostrato, a spenderle bene e rapidamente a favore di chi ha perso tutto. È sempre più palese invece come l’esecutivo stia coscientemente voltando le spalle a questi cittadini, la cui forza di volontà resta sotto gli occhi di tutti, ma che necessitano di aiuti adeguati.
Dopo un mese di parole dal Governo e dai parlamentari locali di centrodestra, che continuano a farsi selfie davanti alle frane invece che portare le istanze del territorio a Roma, tutto tace. Anzi, peggio ancora, le legittime richieste di agire infastidiscono l’esecutivo. Infastidisce il fatto che si siano già impegnate risorse per realizzare interventi di somma urgenza, indispensabili per riaprire percorsi tra le frane, portare in salvo famiglie e ripristinare gli argini dei corsi d’acqua. Ora noi siamo fortemente preoccupati che anche questi interventi improcrastinabili si debbano interrompere nel giro di qualche giorno, a causa di una totale assenza decisionale da parte del Governo.